La mia prima volta su un monopattino elettrico.

Come e perché ho deciso di provare un nuovo modo di muovermi. Con tanto divertimento e qualche piccola difficoltà.

Ho sognato tante volte di salire su un monopattino elettrico. Finalmente l’ho fatto. In questo articolo racconto come ci sono arrivato, perché. Le cose che mi hanno incuriosito e quelle che mi avevano trattenuto fino ad adesso.  E’ stata un’esperienza… elettrizzante. Forse diventerà un’opzione in più. O forse cambierà completamente il mio modo di muovermi in città (e chissà, anche fuori). Davvero non lo so ancora. So solo che questa prima volta sarà la prima di molte. Ve le racconterò, e magari da oggi andremo in giro un po’ insieme.

Il mio primo giro in monopattino elettrico nelle strade del quartiere Lazzaretto di Milano.

Muoversi (e no) senza monopattino elettrico. 

Auto

Vivo e mi muovo a Milano da sempre. Quest’anno ho deciso di rinunciare all’automobile, dopo averla lasciata in garage a prendere polvere per anni. Decisamente, è il mezzo peggiore per spostarsi in città. Tra multe, aree B e C, leggi sull’inquinamento, l’amministrazione ha fatto quanto poteva per rendere sempre più difficile andare in macchina. E direi che in questo ha lavorato molto bene.  

L’auto: il mezzo peggiore per muoversi nel traffico urbano.

Bicicletta

Sì, amo la bicicletta e la sua ecologicità. Per muoversi a Milano sarebbe molto comoda, se non fosse ancora più comodo rubarla. Non importa quanti e quali lucchetti tu abbia. Se hai una bici e la usi prima o poi dovrai vivere l’esperienza non esattamente piacevole di andare al palo dove l’avevi legata e ritrovare solo il palo. 

Mezzi pubblici

Mi sposto normalmente con i mezzi. E i mezzi normalmente funzionano bene. Il problema sono i giorni non normali. Se qualcuno ti sta aspettando per un appuntamento di lavoro o un esame, il ritardo, per quanto giustificato dalla forza maggiore, non è il biglietto da visita ideale. 

Motoscooter

Si muove bene nel traffico, teme meno il pavé e i binari così tipici della mia città. Però io non l’ho mai trovato una grande soluzione, un po’ perché gli scooter si rubano ancora di più delle biciclette, un po’ perché ogni anno dovrei aggiungere alle mie spese altri 500 o 600 euro. E poi lo scooter fa rumore, sporca, va lavato… 

Quando ho cominciato a pensare al monopattino elettrico

Frequento le piste ciclabili e da qualche tempo, sempre più spesso, vedo comparire davanti a me questi strani oggetti silenziosi, con una pedana, un manubrio, due rotelline. 

Stazione di monopattini in sharing a una fermata della metropolitana di Milano.

Si muovono agili, senza sforzo. Non fanno fumo, non massacrano l’udito. Hanno un aspetto gentile, rispettoso. Ma soprattutto hanno l’aspetto di una idea geniale, fatta per restare.

Dall’ostilità alla tentazione

L’uomo è una creatura tribale. Sentiamo di appartenere a una cerchia, in parte ne abbiamo bisogno. All’interno della nostra tribù ci sorridiamo, ci aiutiamo. Insieme ci difendiamo dalle altre tribù. Ammetto che all’inizio ho sentito il monopattino elettrico come una invasione dei miei spazi, quelli che avevo faticosamente guadagnato nella mia città. 

Cosa volevano questi affarini senza suono che guizzavano nel traffico anche più facilmente di me? Li inseguivo, li sorpassavo, me li lasciavo alle spalle. Odiavo l’idea che un monopattino elettrico potesse arrivare a destinazione ancora prima di me. Che diritto aveva di farlo nella MIA corsia?

La gentilezza del monopattino elettrico

Col tempo cominciai a conoscerli. Delle norme che li regolavano non sapevo nulla ma capii rapidamente due cose: non sono mezzi fatti per andare molto veloce. Il che tutto sommato mi pare una buona cosa. A differenza di loro io ho ruote grandi, e soprattutto un impianto frenante che in caso di necessità mi permette di fermarmi in spazi abbastanza brevi. Un monopattino corre rasoterra, chi lo guida non è legato al suo mezzo ma ci sta sopra in equilibrio. Una sensazione di libertà estremamente piacevole, che da skatebordista ho avuto modo di conoscere bene. Ma non quella ideale per fare gare di velocità estrema. 

Ma quanto è veloce il monopattino elettrico?

Il monopattino era un mezzo gentile, dunque. Un mezzo con cui era piacevole convivere. Ma altrettanto rapidamente capii che la sua lentezza era solo apparente.

Il traffico in città è fatto più di fermate che di corsa. Più di attesa al semaforo che di rettifili. 

Più di zig zag che di linee rette. 

Nei miei lunghi tragitti da una parte all’altra di Milano, specialmente sulla circonvallazione detta “delle filovie” capii che i monopattini elettrici che mi lasciavo dietro tra un semaforo e l’altro riguadagnavano facilmente in pochi metri lo spazio perduto. Andavano, andavano, al loro passo. E sicuramente arrivavano a destinazione in vantaggio. E senza bisogno di fare chissà quale gimcana temeraria. 

Il monopattino elettrico: un mezzo gentile, ma dannatamente intelligente. 

Scegliere il primo monopattino elettrico

Quale fa per me?

Tutto è facile quando sai come farlo. Ma quando entri in un nuovo mondo da novizio totale, anche la cosa più semplice sembra complicatissima. Prima di tutto, ti vergogni di chiedere. Dovresti rivolgerti a chi le cose le sa. E tutti fanno molto in fretta a dimenticare di essere stati principianti. Sembra sempre che le tue domande siano sceme. E’ anche vero che quando non sai nulla non è facile fare domande intelligenti.

La giungla dei prezzi

Se uno va su un gruppo facebook a chiedere “Qual è il monopattino elettrico che dovrei comprare?”, molto probabilmente riceverà più pernacchie che risposte sensate.

E poi, come si fa a rispondere a una domanda così? Occorrerebbe capire quali siano le tue necessità, qual è il tuo budget, cosa è importante per te e a che cosa puoi rinunciare.

Tutte cose molto sensate. Ma se non sei mai salito su un monopattino elettrico è difficile sapere che cosa vorresti da lui. 

Qualcosa comunque è chiara. Leggendo la guida di monopattinoelettrico.info è evidente che il catalogo dei monopattini elettrici è una giungla ancora più intricata di quella d’asfalto. Si parte da 300 euro o poco meno, si arriva a 2000 o anche di più. E non tutti si possono guidare in Italia, a meno di avere una tenuta personale con strade e parchi. 

Cominciare a guidarlo

Per chi non è mai salito su un monopattino elettrico, scegliere il primo mezzo su cui investire è sicuramente più complicato che guidarlo. Ma troverò il modo di capire cosa mi piace e mi serve. E anche questo sarà un viaggio da raccontare. 

Per ora però ho capito che il mio problema è, come si dice, a monte. Devo guidare per la prima volta un monopattino elettrico. Se possibile guidarne diversi, in situazioni e percorsi diversi. Solo così mi farò un’idea delle prime cose che per me sono importanti.

Ma come fare se non ne ho uno? 

Lo sharing. Una risposta per tutti, e anche per me.

Da tempo intorno a me, proprio vicino a dove abito, vedo crescere i servizi di sharing. Prima i monopattini elettrici sono apparsi accanto ai mezzi più tradizionali. Ora dominano completamente la scena, con una sorprendente varietà di offerta. Gialli, verdi, bianchi. Allineati in stazioni, parcheggiati sul marciapiede.

Anche se per ora ho dato solo uno sguardo curioso alle possibilità a disposizione, ho capito che alcuni si prendono e si lasciano liberamente, come le auto che talvolta uso, mentre altri hanno le loro stazioni di parcheggio e ricarica. Come le citybike del Comune.

Se prendo un monopattino parcheggiato in strada dovrò stare attento a quanta carica abbia, e forse ricaricarlo (in questo caso mi verrà riconosciuto un bonus di qualche tipo?). Invece se scelgo un monopattino alla sua stazione, lo troverò bello carico e per me ci sarà solo l’impegno di fare il mio giro e di riportarlo ad un’altra stazione. Ogni sistema ha i suoi costi e vantaggi .

Sharing sì. Ma quale?

Google è fantastico, ti aiuta a trovare tutte le informazioni del mondo. Ma poi è sempre meglio parlare con qualcuno che le cose le usa.

Pietro ha 23 anni, va all’università. E guarda caso abita nel mio palazzo. La sera prima del coprifuoco va a trovare gli amici. In città sempre più spesso si muove con il monopattino elettrico e lo fa con i servizi in sharing. Questo lo vedo perché sempre più spesso vedo il suo monopattino (o meglio, l’ultimo che usato),  parcheggiato vicino al portone di casa.  Il perché lo immagino: non deve preoccuparsi di dove lasciarlo, o di portarlo in casa. Non ha dovuto investire soldi per comprarlo. Mi sembra l’esperto ideale. Mi piacerebbe sapere che cosa usa lui, e perché. 

Un giorno, mentre lo incontro in ascensore, glielo chiedo. E la sua risposta mi fa immediatamente capire da dove è meglio partire.

Pietro: “Guarda, di servizi ne ho provati tanti ma alla fine quello con cui mi trovo meglio è Wind. Non è una questione tecnologica, ma proprio di mezzo. E’ più grosso, più robusto degli altri, la pedana è più larga. A guidarlo ti senti molto più sicuro”

Ottimo, per me che sono alto, e decisamente non troppo magro (peso più di 100 chili), è una risposta interessantissima. Dunque, comincerò a scaricare la app di Wind.

Un monopattino in sharing, pronto da sbloccare con un clic dalla app.
Costruzione robusta, ampia pedana. Ecco il monopattino elettrico preferito da Pietro, studente di Milano, che lo usa regolarmente per i suoi spostamenti casa-amici e casa-università.

Dalla prima app al primo monopattino. 

Due click su google, poi sull’app store ed ecco che l’icona di Wind è già sulla scrivania del mio smartphone. La mappa mostra ben tre monopattini elettrici proprio nelle vicinanze di casa mia. Sinceramente, non pensavo che fosse così facile trovarne uno in così poco tempo.

Le app dei servizi di sharing identificano con facilità i mezzi più vicini. In questo momento ce ne sono tre in poche decine di metri.

Per sbloccare il monopattino occorre innanzitutto registrare i propri dati e un mezzo di pagamento. Non è divertente ma in compenso ci vuole poco. Poi inquadri il QRcode e il monopattino è tuo, almeno per il tempo della corsa. Se guidarlo è semplice quanto prenderlo, sarà una passeggiata su ruote.

La partenza: prima sorpresa. Anche il monopattino elettrico ha bisogno delle gambe.

Ho aperto la app, ho inquadrato il QRcode. La mia prima volta stava per cominciare. 

La app, prima di sbloccare il monopattino, ha pensato bene di farmi un riassunto delle cose da tenere presente. Il casco lo avevo. Ma già prima di salire stava per arrivare la prima sorpresa della mia vita di monopattinista elettrico. Quello che mai avevo capito prima di quel momento è che il monopattino non parte da solo. Va spinto, proprio come facevo una volta sul mio skate. Solo quando ha preso una certa velocità il motore può  entrare in funzione, premendo la leva acceleratore. 

Prima di sbloccare il monopattino per la prima volta, l’app offre le prime essenziali indicazioni per una guida sicura e per la riconsegna. Un’idea che mi è stata molto utile per un veloce ripasso delle cose che avevo già studiato online.

Uno spiazzo tranquillo. E via.

Ho sbloccato il monopattino e l’ho accompagnato poco lontano. All’inizio di Corso Buenos Aires c’è una piazzetta tranquilla dove fare le prime prove senza la compagnia del traffico. Non è una strada, non è un marciapiede. E’ uno spiazzo asfaltato circondato di alberi e panchine. Accompagnato lì il mio monopattino ho dato la mia prima, timida, spinta, premuto la leva, aspettando con qualche timore l’effetto della spinta del motore. Non è successo niente. 

Evidentemente la questione non è puramente formale. Non basta fare finta di avere spinto e poi premere. Il monopattino richiede all’utilizzatore almeno un minimo di impegno reale. 

Senza demordere, sono risalito. E stavolta ho spinto come se davvero fossi ancora sul mio skate. Una, due volte, poi ho spinto la leva.

I semplicissimi comandi del monopattino elettrico. Il freno e la leva acceleratore, che entra in funzione dopo un paio di spinte con le gambe.

Zzzzzzzzzzzz

Vado! Il motore non ha scosso, non ha messo in pericolo il mio equilibrio. E’ entrato in funzione dolcemente, con una leggera accelerazione. Poi ha cominciato a spingere di più. 

Sì, sto andando! 

Prima ho tenuto la gamba sinistra a mezz’aria, pronto a riappoggiarla a terra in caso di difficoltà. Ma in dieci metri ho capito che non ce n’era il minimo bisogno. Ho provato a spingere un po’ più di acceleratore. Le luci funzionavano bene rischiarando lo spazio davanti a me. E così, senza pensarci ulteriormente ho rallentato un po’, trovato la via dell’uscita e sono sceso nello stesso controviale dove qualche anno fa avevo provato per la prima volta la mia fixed. Ma stavolta molto meno preoccupato.

Dopo quei pochi metri di prova, la strada tranquilla non mi faceva nessuna paura. Le macchine ci sono. Ma lì sotto gli alberi, ai margini del parco, non corrono veloci. Ho sciolto un po’ la briglia del monopattino, l’ho lasciato accelerare e prendere velocità e poi ho girato tra le vie del Lazzaretto. Mi sono fermato con facilità agli stop. E altrettanto facilmente sono ripartito. Ho provato le prime giunture dell’asfalto, gli scalini, i saltelli. E tutto sommato ho capito quanto è facile gestirli a bordo del mio monopattino. Al massimo ci si ferma, poi un altro paio di spinte, un’accelerata e di nuovo via.

Ho visto passare intorno a me, mentre pilotavo il monopattino con sempre maggiore sicurezza, le strade del mio quartiere. Luci, auto, biciclette, pedoni che scendono in strada. Nessun problema. Molto divertimento ma nessun brivido. Tutto sotto controllo.

Finito il mio breve giro, per tornare a casa mia ho imboccato la ciclabile: il terreno di elezione del monopattino elettrico. Ho evitato un delivery bikecargo che mi veniva contro in direzione vietata, salutandolo con la cordialità che riservo a questi casi. Poi ho fermato il mio monopattino e con un ultimo click ho concluso la corsa. Bellissimo.

Riconsegnato il monopattino, è subito pronto ad essere usato di nuovo.

Conclusioni

Mi sono divertito un sacco, e questa è la prima cosa importante. Non si va da nessuna parte se non ci si gode quello che si sta facendo.

Sicuramente dovrò provarlo su percorsi più lunghi, capire quanto tempo risparmio e quanto costa girare la città in monopattino elettrico. Potrei continuare con lo sharing, come fa Pietro. O forse, com’è più nel mio carattere, mi appassionerò ferocemente alla cosa e cercherò di capire quale sia quello giusto da comprare. E’ presto per dirlo. E credo che il primo passo sarà provare altri sharing per vedere se mi trovo d’accordo col parere del mio esperto consigliere.

Quanto ho speso?

Molto poco da un certo punto di vista: 1.30 euro. Era il mio primo giro ed è stata una cavalcata intensa ma breve. Con questo servizio di sharing si paga un euro alla partenza e poi il tassametro comincia a girare. Altri non hanno lo scatto alla partenza ma probabilmente recuperano con un tassametro che gira più velocemente. Pare che arrivare da casa mia fino all’Università (sono circa tre fermate di metropolitana) costi all’incirca due euro. Lo scoprirò da solo. Ma se è così lo sharing è un servizio un po’ costoso per un uso continuato e quotidiano. 

Dovunque andrò adesso ci andrò col mio casco. Forse è il caso che vada a tagliarmi i capelli.

Dove andrò adesso?

Prima di fare lunghe escursioni, sicuramente, devo scoprire quanto costa e come mi trovo a fare giri un po’ più ampi di quello di oggi. L’ inverno sta finendo, le ciclabili le conosco. In tempi di pandemia sicuramente non mi dispiace evitare mezzi pubblici potenzialmente affollati. Vedremo se questa strada mi porterà ad acquistare il mio primo monopattino elettrico. E come.

Stay tuned!